venerdì 9 settembre 2011

Amsterdam, I love you

Ormai sono passati 8 giorni da quando ho preso l'aereo, da quando mi veniva da piangere perchè non sapevo come sarebbe stato, non sapevo se fossi stata in grado di capire le lezioni in inglese, non sapevo come fossero gli altri studenti. In questi 8 giorni mi sono ricreduta su tutto. Le lezioni sono comprensibili anche per me che non masticavo l'inglese da un pò (lo praticavo solo attraverso serie tv americane guardate coi sottotitoli in italiano), riesco a comunicare piuttosto bene con gli altri ragazzi che vivono qui con me a Zuiderzeeweg, ci sono bellissime persone con cui trascorro le serate qui a sorseggiare birra o vino e a parlare del più e del meno. L'università è dura, assegnano molti homework (di cui parecchi settimanali) con voto, le lezioni sono assai intense, i professori sono tutti giovani (tranne uno, con cui seguo Financial Stochastics...) e disponibili. Ho trovato la città bellissima, incantevole, amo i suoi canali, i suoi colori, la sua freschezza, i fiori ovunque, la gentilezza delle persone. Se penso che prima o poi dovrò tornare nella (ormai) cupa Milano mi viene il magone. Credo che dopo un'esperienza del genere non vorrò più tornare indietro. Non mi aspettavo mica di sentirmi così legata a questo posto dopo così pochi giorni. Eppure c'è qualcosa qui che mi attrae. Ho deciso che sarà qui che manderò le prime domande di lavoro, una volta laureata. D'altronde, l'Olanda vanta la più bassa percentuale di disoccupazione giovanile. E poi non dimentichiamoci che è il paese dei mulini a vento e dei tulipani.