giovedì 28 gennaio 2010

Un nuovo giorno

Tre rintocchi. Il ticchettio dell'orologio da tavolo sembra duro come il battere di due pezzi di metallo l'uno contro l'altro. Freddo. Il respiro del sonno, regolare e perfetto. Il fruscio del lenzuolo contro la coperta un pò accartocciata. Ormai la stanchezza sembra essersi riassirbita da sé. Sguardo vigile, che distingue i contorni degli oggetti, che immagina la disposizione delle cose nella stanza buia, che ormai tanto buia non è. Il sonno se n'è andato, e con esso anche il suo fiato leggero e calmo. Tre rintocchi, più uno. E' tardi o è presto, dipende dai punti di vista. L'orologio intanto non si stanca mai di contare: e il mio cervello vuole imitarlo. Corre a mille. Il sonno è passato, è già un nuovo giorno.

giovedì 21 gennaio 2010

Ode ai Problemi di Cauchy

Oh, sublimi e inconsueti problemi,
siate clementi con noi, poveri mortali.
Voi rimarrete intatti nei secoli,
noi passeremo mentre voi vi evolverete,
sempre più chiusi nella vostra superbia,
sempre più sfidanti ed eccelsi.

Se il vostro campo vettoriale è sublineare,
noi siamo contenti, perchè vuol dire che siete estendibili globalmente.
Altrimenti, se avete asintoti verticali
ci accontentiamo di minorarvi o maggiorarvi.

Oh, clementi problemi di Cauchy,
siate comprensibili.

domenica 17 gennaio 2010

Week-end "fiuggiasco"

La splendida luce dorata che filtra attraverso i vetri;
il legno tiepido;
la cicoria;
la tranquillità;
i problemi di Cauchy;
il paesaggio invernale;
il profumo dei caminetti;
il gelo;
il ragù di cinghiale;
la mostra a Galleria Borghese su Caravaggio-Bacon;
la trattoria da Giggetto;
il solletico.

Io e Te.

martedì 12 gennaio 2010

21

Da domani sarò maggiorenne negli Stati Uniti d'America. Che strano effetto mi fa questo pensiero. In effetti, che strano che questo pensiero mi faccia questo strano effetto.

sabato 9 gennaio 2010

Perchè non ascoltavo musica dall'mp3

Ora ricordo perché non amavo ascoltare la musica dall'mp3. Dopo più di 2 anni passati nello Scafati-Napoli a dormicchiare (al più a spettegolare), ieri mi sono ritrovata ad ascoltare la musica più svariata col mio nuovo ipod, sia all'andata sia al ritorno. Contro indicazione: mi viene voglia di cantare (almeno canticchiare) ciò che ascolto. Non potendo farlo, ho iniziato a battere il tempo prima col tallone del piede, poi con tutto il piede, poi con le dita. Insomma, ci mancava poco che iniziassi a ballare. La prossima volta cercherò di sedermi in un posto isolato dal resto del mondo, così non me ne vergognerò. Mi risulta impossibile stare ferma se non posso esprimere la mia approvazione cantando (almeno canticchiando).

giovedì 7 gennaio 2010

Pensieri

Sbattono,
come le ali di farfalle impazzite contro i vetri,
incessantemente, quasi con violenza.

Sono legata,
ho mani e piedi immobilizzati.

Liberate le mie mani,
perchè possa costruire una strada,
la mia strada.
Liberate i miei piedi,
perchè possa percorrerla,
con andatura lenta,
poi svelta,
poi ancora lenta,
a mio piacimento:
e, soprattutto, sempre dignitosamente e a testa alta.

Coi pensieri finalmente liberi:
liberi di volare dove gli pare.

mercoledì 6 gennaio 2010

Un bacio al buio.

Mi svegliai di soprassalto, col batticuore e col tuo volto negli occhi. Sembrava un bacio vero, quello. E invece tu non eri lì con me. Una lacrima scivolò sul mio viso, contratto dal dolore. Sembrava un bacio vero e invece era la beffa di un sogno. Ma se nei sogni si può immaginare di ricevere un tuo bacio, allora al diavolo, voglio sognare. Mi girai dall'altro lato e mi addormentai con la lacrima che che sfiorava le mie labbra, impregante ancora dalla sensazione delle tue labbra premute contro le mie e con l'immagine di te nei miei occhi. Nel buio, il sapore di un bacio sognato, desiderato.

martedì 5 gennaio 2010

Cioccolato al latte

Più ti ascolto, più continuo a pensare: "E' come se fosse tutto tornato alla normalità, così, in un batter di ciglia". Per me è come se tu non fossi mai stato via per 4 mesi. Ma in fondo, cos'è la normalità? E' poter stare così, insieme, a parlare del più e del meno, a sfiorarci delicatamente con un bacio, sorriderci con gli occhi. Questa credo che sia la normalità: mai banale, mai uguale a se stessa, mai abituale, ma piacevolmente spontanea. Certo, lo so che questa non è affatto la definizione di normalità, anzi. Però è per dire che la normalità non esiste davvero. Oppure che esiste negli atteggiamenti dotati di (una normale) naturalezza.