domenica 25 aprile 2010

Triestemente?

Scrivere, in fondo, significa rendere "reali" i propri pensieri, i propri crucci. A volte anche i problemi diventano reali, scrivendone. Allora conviene? Se si sente il bisogno, si. Ciò che scrivo non è per nulla oggettivo, è ciò che sento nel mentre che scrivo. Magari il giorno dopo sento la cosa opposta. Non si tratta di incoerenza, ma di sensazioni, di emozioni provate in un certo attimo, in cui le dita scivolano leste sulla tastiera. A volte scrivo un intervento, lo rileggo daccapo e lo cancello da cima a fondo. Il tempo di uscire dalla mia mente e mi sembra già banale. Capita.
Questo non vuol dire cambiare idea radicalmente: vuol dire che magari non era scritto bene. Perchè non è sempre facile esprimere quello che si ha dentro, soprattutto poi, una volta finito, pensando che gli altri forse lo leggeranno. Troppo spesso abbiamo paura del giudizio degli altri.

Trieste. Ci penso spesso, ormai. Lo scrivo, ecco che è diventato reale. Non è un problema. Non è un cruccio. E' una città? E pensare che tutto era partito da Milano. Incredibile. E pensare che tutto era partito da una persona. Amazing!
Sono contenta? Non lo so. Forse sarebbe stato meglio non scrivere, non rendere vere certe cose, a volte lo penso. Ma non lo credo davvero. C'è una gran differenza tra pensare e credere. Almeno per me.

Ho riletto ciò che ho scritto, che gran confusione! Non c'è nulla di concreto. Tranne la matematica.

Non ho trovato risposte, chissà se mai ne troverò. Dovrei forse arrendermi?

1 commento:

  1. Ho letto e ho sentito una folata di aria fresca, di mare. Bello.

    Di concreto ci sono anche io, te lo assicuro.

    Non puoi arrenderti, sei solo all'inizio.

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